Dedicato ai genitori. Sport ed educazione
Dott. Marco Bacchilega - Laureato in Scienze Motorie
Sport e educazione sono un binomio quasi scontato, direi persino abusato, se fosse così vero che lo sport educa ai sani valori della vita perché assistiamo sempre più spesso a campioni dello sport che vengono accusati di doping?
O per quale motivo ci basta assistere ad una qualsiasi partita di Calcio per vedere una miriade di comportamenti che nella vita additeremo come tutt’altro che educati?
Dico il calcio ma mi è capitato anche nell’Hockey, Rugby, Atletica, Motociclismo e Karate… E io sono un che non ama certo seguire lo sport in TV. Direi che ritengo più giusto affermare che lo sport è un esperienza di vita, ci alleniamo, apprendiamo gesti tecnici che ripetiamo fino a portarli alla perfezione, intessiamo rapporti, con i compagni d’allenamento, con gli atleti più anziani, con gli allenatori, con gli avversari e con il nostro pubblico.
E’ in fondo una rappresentazione di quello che è la vita.
Fatta di gesti, regole, rapporti umani e obbiettivi.
E quale è il più nobile dei mestieri, se non quello di educare le persone alla vita?
Ogni genitore sa quanto amore, quanta passione e quanta dedizione seve per educare il proprio figlio e quanto timore si ha nel lasciarlo andare tra e mane di altri educatori.
Vorrei, con la mia piccola esperienza, fare un po’ di chiarezza in questo meraviglioso mondo che è lo sport per i bambini .
Innanzitutto nella scelta di uno sport adatto al nostro dobbiamo ascoltare i suoi desideri con orecchie aperte ma cervello critico, spesso i bambini e i ragazzi fanno scelte per lo più per emulazione che per vero desiderio personale.
Valutare le sue predisposizioni, se giocando con mio figlio mi accorgo che è dotato di una buona elasticità cercherò per lui uno sport che la richieda, ottenere soddisfazione da quello che facciamo ci aiuta ad impegnarci e a migliorare l’immagine che abbiamo di noi stessi.
Non dobbiamo però scordarci del bisogno educativo del nostro ragazzo, per spiegarmi meglio dividerò lo sport in tre famiglie, sport individuali, sport di squadra e sport misti, ora vediamo uno ad uno su cosa agiscono dal punto di vista educativo.
Sport individuali ( es. Atletica, Nuoto, Sci…) lavorando molto sull’individuo, aumentano molto la consapevolezza di se stesso, il rispetto per le regole, la dedizione all’obbiettivo, il rispetto per l’allenatore e la competizione con gli altri, per chi pratica uno sport individuale tutti gli altri, in qualche modo, tendono ad essere avversari.
Gli sport di squadra stimolano la collaborazione, la leadership, l’aiuto reciproco e la capacità di stringere rapporti ( cosa che in questo mondo di social network è più che necessaria) il limite è che se il ragazzo è debole può essere vissuto con come un peso per la squadra e sentirsi esclusi dai propri compagni è un esperienza umiliante.
Poi esistono alcuni sport misti come ad esempio le arti marziali, dove pur lavorando sulla prestazione individuale, l’allenamento necessita della continua collaborazione dei compagni che verranno vissuti come avversari ma anche compagni dei crescita.
Il limite è che se l’insegnante no ha ben chiari i processi psicologici che può innescare rischia di stimolare nel ragazzo l’aumento dell’aggressività invece che il suo sfogo ed il suo contenimento.
E quindi…Quale sport consigliare?
Direi che la risposta al bisogno educativo va data tenendo presente il fattore più importante, l’educatore. In questo caso l’allenatore.
Come possiamo distinguere un buono e un cattivo allenatore-educatore?
Partiamo dal cattivo allenatore, innanzitutto tenderà a valorizzare solo i punti forti della sua tipologia di sport trascurando quelli deboli ritenendoli un peso (es. Se nella squadra c’è una “pippa” e gli altri lo escludono, non farà niente di veramente serio per farlo escludere nel gruppo perché anche lui lo ritiene un peso per il risultato), poi non metterà attenzione ai mezzi ma solo al risultato, il doping è solo il punto d’arrivo, prima di certo ci sono stati espedienti, ruberie e altri sotterfugi che hanno indebolito quei poveracci che ne fanno uso.
Mentre, il buon allenatore tenderà a rafforzare i punti deboli del proprio sport, ad es. chi insegna sport individuali lavorerà sul rapporto tra i compagni d’allenamento, sul rispetto dell’avversario, sull’umiltà; chi insegna sport di squadra lavorerà sull’inclusione e stimolerà i ragazzi a comprendere l’importanza dell’apporto di ognuno della squadra, mentre chi insegna uno sport misto, come un’arte marziale, porrà maggiore attenzione sul controllo dell’aggressività e il rispetto dell’avversario; l’attenzione dell’allenatore deve essere volta all apprendimento di valori e lo sport deve essere vissuto come un mezzo e non un fine.
L’allenamento e la gara sono importanti momenti di crescita e sia la vittoria che la sconfitta sono fondamentali per formare uomini forti che sanno combattere per raggiungere gli obbiettivi ma che non si fanno deprimere dai fallimenti.
Direi che è quindi necessario accompagnare il proprio figlio conoscere personalmente l’allenatore, “spiare” alcune lezioni, osservare se ci sono cambiamenti che non ci piacciono nel ragazzo da quando pratica un nuovo sport, dialogare e comunicare ( in privata sede, mai di fronte al ragazzo ) i problemi all’allenatore e soprattutto farsi guidare dal sesto senso di cui ogni genitore è dotato per scegliere chi dovrà collaborare con voi alla formazione di vostro figlio.
Prof. Marco Bacchilega